DALLA PARTE DI ABELE... SEMPRE
Tullio VINAY
(Pastore valdese e promotore del Centro Ecumenico Agape di Proli e del Servizio Cristiano di Riesi)
Discorso fatto all'Ambasciata d'Israele il 21 aprile 1982, in occasione del conferimento d'una medaglia per aver salvato molti Ebrei nel periodo dell'occupazione nazista.
Signor Ambasciatore,
ricevo questa medaglia non come segno di riconoscenza, né tanto meno come onorificenza perché non ho fatto che il mio dovere di uomo. La ricevo però come segno di affetto da parte di quelli che ho amato. Di affetto tutti ne abbiamo bisogno perché l'amore è il vero motore della vita .
Sono passati 40 anni: ho dimenticato i nomi ed i volti di quelle trenta o quaranta o più persone che ho aiutate a scampare dai campi di annientamento, ma esse hanno lasciato, come l'intero olocausto degli ebrei, un segno profondo, indelebile, per sempre, nella mia vita.
Tant'è che proprio in conseguenza di quelle sofferenze, e delle altre della Seconda Guerra Mondiale, abbiamo fondato, fin dal 1947 il centro di Agape, che ha voluto innanzitutto essere un luogo di riconciliazione tra i popoli, prima nemici, per la costruzione di un Mondo Nuovo sul fondamento dell'amore di Dio.
Questa vocazione l'ho trovata nei profeti d'Israele e in Cristo.
La mia politica, anche ora al Senato, vuol essere mossa dall'amore per gli altri ed essere perciò soprattutto difesa dei deboli e degli oppressi.
In questa occasione, perciò, signor Ambasciatore, mi trova in un campo diverso. Per la stessa ragione per la quale sono stato, anche con gravi rischi,vicino alle sofferenze degli ebrei, non posso ignorare, ora, quelle dei Palestinesi.
Non si stupisca.
Sempre dalla parte di Abele.
E spero tanto che quelli che ho aiutato a salvarsi mi comprendano, tanto più che non ho mai colto sulla loro bocca una parola di rivalsa.
Mi spiego. Si può comprendere che dopo 2000 anni di dispersione e di persecuzioni, gli ebrei abbiamo desiderato avere una patria, ma per averla hanno dovuto toglierla agli altri.
Hanno fatto pagare agli arabi le colpe degli europei e degli americani.
Arriverei a comprendere questo se ne fosse seguita una politica di comprensione e di aiuto agli espropriati, ai vostri fratelli conterranei, una politica di buon vicinato, anche se rifiutati.
Non c'è avversario che non possa essere vinto dall'amore .
Israele ha fatto del deserto un giardino d'Eden; perché non aiutare i Palestinesi a fare altrettanto affinché il minor territorio fosse
compensato dalla maggior qualità d'esso? Questa non è ingenuità, è semplicemente una politica diversa da quella abituale che manda in rovina il mondo. Israele invece, ha continuato con le annessioni, con repressioni sempre più crudeli, con rappresaglie in cui sono stati coinvolti anche le donne ed i bambini."
È con profondo dolore che pronuncio queste parole proprio per l'amor che ho per il vostro popolo, amore che è sorto non soltanto quando eravate perseguitati e distrutti, ma anche prima.
Ma per onestà verso di voi e verso me, dovevo dirle.
Ma voglio volgere lo sguardo al futuro, malgrado tutto questo.
In un giorno del 1943, un maestro ebreo che si era rifugiato da me, mi chiese una parola di conforto. Spesso succedeva così in casi analoghi.
Presi l'Antico Testamento e lessi un· passo del profeta Osea, il profeta dell'amore. Il passo suona così: "Dice l'Eterno: "Il mio cuore si commuove tutto dentro di me. lo non sfogherò l'ardente mia ira, non distruggerò Efraim di nuovo, perché sono Dio e non un uomo".
A questo punto il maestro mi interruppe: "Ora comprendo perché ci perseguitano!" ed io "Perché dice questo?"
"Perché nessuno ha mai dato un simile messaggio!"
Aveva capito l'annuncio della Grazia incluso nel testo, l'annunzio dell'amore come vocazione di Israele.
Sì, anche io riconosco ad Israele questa grande vocazione, la vocazione d'Israele non la politica di Begin.
L'lddio di Abramo, di Isacco, e di Giacobbe e anche l'lddio di Gesù Cristo: l'lddio che fa grazia, l'lddio che ama, che ci ama.
Attendiamo che Israele riconosca nella politica quotidiana questa sua vera vocazione per darne un segno alle altre nazioni, le quali pure devono "Convertirsi dalle loro vie malvagie", per usare ancora una espressione dell'Antico Testamento.
Attendiamo questo da Israele, ma ci vuole prima un capovolgimento completo della sua politica verso i suoi vicini.
Sì, Israele antesignano di un Nuovo Mondo, non ripetitore delle barbarie delle altre naz1oni.
Su questa linea di attesa avrei molto da dire.
Mi fermo qui. Questo segno di affetto, lo chiamo così, 40 anni fa non avrebbe avuto bisogno di questo chiarimento.
Ora era necessario perché non si pensi, in alcun modo che dimentico gli oppressi, per convenienza o anche per semplice cortesia.
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